giovedì, settembre 20, 2012

FESTA INTERCULTURALE








VI INVITIAMO ALLA FESTA INTERCULTURALE


DOMENICA 30 SETTEMBRE 2012

PRESSO C.D.D. - C.S.E  i Tigli 
Lurate Caccivio, Via Monterotondo

a partire dalle ore 10

PRANZO FUSION

GIOCHI SPORTIVI 
STAND ESPOSITIVI
SFILATA DI ABITI DA SPOSA TIPICI MAGREBINI
TATUAGGI CON L'HENNE'

DI SEGUITO IL MENU
COSTO DEL PRANZO 20 Euro

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA!!





Antipasto: Crema di melanzane alla maghrebina con bocconcini di trota salmonata croccanti alla lariana croccanti accompagnati da pane arabo
Piatto unico: Risotto giallo al limone prezzemolo e zenzero (Magherb) con manzo alla California (“piatto monzese”)
Dessert : Claki (dessert di yogurt e cereali del Senegal)
Bevande: vino italiano, thè alla marocchina, karkadè alla senegalese

Se siete stanchi dell’ossobuco alla milanese ma trovate geniale l’abbinamento riso carne della tradizione lombarda, non perdetevi il riso del maghreb cotto secondo tradizione con la carne di manzo alla monzese! Il 30 settembre, dalle ore 10  alle ore 16, si terrà infatti presso il Cdd di via Monterotondo a Lurate Caccivio la prima festa interculturale dell'Olgiatese, promossa da Consorzio dei servizi sociali dell'Olgiatese con ANOLF - Associazione Nazionale Oltre Le Frontiere, l'Associazione dei Senegalesi Teranga e l'Associazione dei Marocchini Al Amal, la Cooperativa Sociale Csls e con il contributo di Enaip Lombardia e dell'Associazione Comasca Cuochi. La festa è occasione per presentare le azioni a favore dell'integrazione dei migranti previste dal progetto Itinera, cofinanziato da Fondazione Comasca. L'aspetto originale sta nel fatto che non sarà una festa etnica ma interculturale nel senso che si genererà qualcosa di innovativo e di nuovo, frutto dell'incrocio tra culture, anche nell'elaborazione del menù. Persone di etnie diverse hanno elaborato un originale menu, con il supporto di Enaip  Lombardia, capitanata dalla dott.ssa Isa Botta, gli chef dell'associazione cuochi comasca, guidati dal presidente Cesare Cressorti, vicario Francesco Capano e dallo chef Tarsini. I commensali avranno il piacere dunque di assaporare un pranzo mai sperimentato in precedenza. Il pranzo costerà 20 euro per adulti e 5 per i bambini. Il ricavato andrà a cofinanziare le azioni del progetto Itinera che favoriranno l'accoglienza di minori nelle scuole e di adulti sul territorio. L'esperimento è unico in Italia. La festa prevede anche laboratori sportivi, momenti musica e cultura. Alle ore 12 saluto istituzionale con le autorità. E’ prevista la partecipazione del prefetto dott. Michele Tortora.

Per prenotazioni 
entro il giorno mercoledì 26:
031.296.227
031.990743

CORSO PER MEDIATORI CULTURALI





Il corso, organizzato da ANOLF, Consorzio dei Servizi Sociali dell'Olgiatese, in collaborazione con Cooperativa sociale CSLS, Associazione Teranga e Associazione Al Amal, con il contributo di Fondazione Provinciale della Comunità Comasca e Umanaforma, intende offrire conoscenze e competenze per operare in organizzazioni pubbliche e private, nel settore della mediazione culturale, promuovendo lo scambio tra culture e l'integrazione sociale. 
Le persone formate potranno essere impiegate da associazioni, enti pubblici, società private, famiglie nello svolgimento di funzioni di traduzione, facilitazione linguistica, interpretariato, mediazione. 
Le lezioni, gratuite e rivolte a migranti, si svolgeranno ad ottobre 2012.

Info: 
- ANOLF - tel. 031.29.62.27 - anolf@ust.it ;
- Consorzio Servizi Sociali dell'Olgiatese - tel. 031.99.07.43 -servizisocialiolgiatese@yahoo.it ;
- UMANA spa filiale di Alzate Brianza, tel. 031.61.91.89 - infoab@umana.it 

mercoledì, dicembre 07, 2011

Il contratto di soggiorno va in pensione, addio al modello Q .

I datori di lavoro non devono più spedirlo allo Sportello Unico per l’Immigrazione. Basta la comunicazione di assunzione, anche per colf e badanti.

Il contratto di soggiorno va in soffitta. Chi assume lavoratori stranieri non deve più spedirlo per raccomandata allo Sportello Unico per l’Immigrazione, basterà la normale comunicazione di assunzione.

Per comprendere la novità, annunciata ieri con una circolare dal ministero del lavoro, conviene fare un passo indietro.
Nel contratto di soggiorno (modello Q), firmato finora da datore e lavoratore straniero, si indicavano i dati di entrambi e le condizioni contrattuali. In più, il datore dichiarava che il lavoratore ha un alloggio e si impegnava a rimborsare allo Stato le spese per un eventuale rimpatrio.
Inizialmente, nella comunicazione obbligatoria di assunzione, c’erano solo dati e condizioni contrattuali. Dal 30 aprile scorso è entrato però in vigore un nuovo modulo (“Unificato Lav”) con due riquadri aggiuntivi, dedicati proprio all’ alloggio del lavoratore e alle spese di rimpatrio.

Che senso ha comunicare due volte le stesse cose? Nessuno, quindi, dopo qualche mese di sperimentazione sulle nuove comunicazioni di assunzione, il ministero ha deciso che il modello Q non serve più.
“Tutti i datori di lavoro che assumono un lavoratore non comunitario regolarmente soggiornante in Italia – spiega la circolare – non dovranno più compilare il “modello Q”, ma assolveranno agli obblighi previsti dal Testo Unico sull’Immigrazione inviando il modello “Unificato Lav” entro le 24 ore del giorno antecedente all’assunzione”.
Lo stesso discorso vale “anche in caso di rapporto di lavoro domestico”. “La comunicazione effettuata all’Inps – chiarisce ancora il ministero del Lavoro – è valida ai fini dell’assolvimento dell’obbligo di presentazione del modello Q.”
Soddisfatti i consulenti del Lavoro, che la scorsa primavera avevano sottolineato l’inutilità di due comunicazioni praticamente identiche da parte dei datori. “È una semplificazione necessaria” commenta Silvia Bradaschia, della Fondazione studi del consiglio nazionale dell'Ordine.

Elvio Pasca

Permessi di soggiorno. La manovra Monti conferma: “Col cedolino si può lavorare” .

Il decreto-legge del governo modifica il Testo Unico sull’immigrazione, spiegando che chi ha chiesto il rilascio o il rinnovo del permesso è un immigrato regolare fino a prova contraria. Se la Polizia boccia la domanda, dovrà avvisare il datore di lavoro.

Il decreto "salva Italia" appena varato dal governo Monti sancisce una volta per tutte che chi attende il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno è a tutti gli effetti un immigrato regolare. Quindi può essere assunto come tutti gli altri cittadini stranieri che hanno un permesso valido.

Dal 2006, grazie a una direttiva dell’allora ministro dell’interno Giuliano Amato, si prova a dare valore al cosiddetto cedolino, la ricevuta che rimane per mesi nelle tasche di chiede un permesso di soggiorno o prova a rinnovarlo. Se gli uffici della pubblica amministrazione hanno imparato faticosamente a riconoscerla, non si può dire lo stesso per aziende e famiglie, che spesso dubitano di poter assumere chi ha un permesso scaduto.
A toglierle dall’imbarazzo arriva una modifica al testo Unico sull’Immigrazione. È inserita nell’articolo 40 della nuova manovra economica, tra le misure dedicate alla “Riduzione degli adempimenti amministrativi per le imprese”.
Nel testo definitivo firmato oggi da Napolitano si legge che “in attesa del rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno il lavoratore straniero può legittimamente soggiornare nel territorio dello Stato e svolgere temporaneamente l’attività lavorativa”. Questo vale “fino ad eventuale comunicazione dell’Autorità di pubblica sicurezza, da notificare anche al datore di lavoro, con l’indicazione dell’esistenza dei motivi ostativi al rilascio o al rinnovo del permesso di soggiorno”.

Per usufruire di questa possibilità, il lavoratore deve aver chiesto il primo rilascio del permesso quando ha firmato il contratto di soggiorno oppure deve aver presentato domanda di rinnovo entro sessanta giorni dalla scadenza del documento. Naturalmente, per dimostrarlo, potrà esibire la ricevuta della richiesta, sulla quale è stampata la data.
La novità non è un’idea di Monti o degli altri Professori, ma era già entrata un paio di mesi fa nella bozza del famoso e travagliato decreto sviluppo che il governo Berlusconi non riuscì a varare. Ora però diventa finalmente legge, dando una sicurezza in più a centinaia di migliaia di immigrati che hanno in tasca il cedolino.

Elvio Pasca
http://www.stranieriinitalia.it/

Carta di soggiorno. Come funziona il test di italiano? .

Buongiorno, vorrei richiedere il permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo. Sono in possesso dei requisiti, ma mi servirebbero informazioni sul test di lingua italiana.


Il cittadino extracomunitario che presenta l’istanza per richiedere il Permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo (articolo 9 del d.lgs. 286 del 1998), deve dimostrare di conoscere la lingua italiana. Per dare questa dimostrazione lo straniero deve essere in possesso di specifici titoli che attestino la conoscenza della lingua italiana oppure deve effettuare un test di verifica.

Sul sito del Ministero dell’Interno (www.interno.it), alla sezione immigrazione, sono disponibili i moduli per effettuare la richiesta telematicamente e brochure informative sulle modalità di svolgimento test.

Le fonti normative

Con il Decreto del Ministero dell’Interno del 4 giugno 2010 è stata disciplinata la modalità di svolgimento del test di conoscenza della lingua italiana, previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. Il Ministero dell’Interno ha poi ulteriormente specificato le modalità di svolgimento del test con la circolare n. 7589 del 16 novembre 2010.

Chi deve svolgere il test

Il test deve essere svolto dai cittadini extracomunitari in possesso dei requisiti per richiedere il Permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo e che abbiano compiuto i 14 anni di età.

Soggetti esonerati dell’effettuazione del test

Alcuni soggetti sono esonerati dallo svolgimento del test. Si tratta di coloro che:
1) siano in possesso di titoli che certifichino la conoscenza della lingua italiana non inferiore ad un livello A2 del QCER rilasciati dagli enti certificatori riconosciuti dal Ministero degli Affari Esteri e da quello dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che sono: Università degli Studi di Roma TRE, Università per stranieri di Perugia, Università per stranieri di Siena e Società Dante Alighieri. Oppure rilasciati da Centri provinciali per l'istruzione degli adulti di cui all'art. 1, comma 632, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
Il QCER è l’acronimo per Common European Framework of Reference for Languages, (che tradotto in italiano è il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue) e rappresenta una linea guida impiegata per descrivere le abilità conseguite da chi studia una lingua straniera europea. Il QCER è articolato in 6 livelli - A1, A2, B1, B2, C1 e C2 – che costituiscono i parametri per valutare il livello di competenza linguistica.
2) che abbiano conseguito il diploma di scuola secondaria di primo o secondo grado presso un istituto scolastico appartenente al sistema italiano di istruzione oppure che frequentino di corsi universitari, master o dottorati presso le Università italiane).
3) siano in possesso di un’attestazione che dimostri che lo straniero è entrato in Italia regolarmente e svolga una delle attività previste dall’art. 27 d.lgs. 286 del 1998 comma 1 lett. a) c) d) e) q).
Un ulteriore esonero è possibile per coloro che siano affetti da gravi limitazioni della capacità di apprendimento linguistico derivanti dall’età, da handicap o di patologie che siano certificati da una struttura sanitaria pubblica.
Se lo straniero è in possesso di uno dei titoli o delle certificazioni succitate può richiedere il Permesso di soggiorno per lungo periodo allegando alla domanda la copia autentica di tali documenti. Nel caso delle attività previste art. 27 lo straniero allega alla documentazione richiesta per il rilascio del permesso di soggiorno una dichiarazione sul titolo di esonero posseduto. Nel caso di gravi patologie deve essere allegata la certificazione rilasciata dalla struttura sanitaria.
Nel caso in cui lo straniero non sia in possesso di uno dei titoli indicati, prima di poter richiedere il Permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo, è necessario che svolga il test di conoscenza di lingua italiana (livello A2).

La procedura per effettuare il test

Il procedimento si articola in 4 fasi. Presentazione della domanda; Convocazione per lo svolgimento del test da parte della Prefettura; Svolgimento del test; Verifica esito del test per il rilascio del titolo di soggiorno da parte della Questura.

Presentazione della domanda

La domanda deve essere inoltrata telematicamente alla Prefettura. E’ necessario collegarsi al sito internet del Ministero dell’Interno. Dall’home page selezionare il link “immigrazione”. Poi cliccare su test di lingua italiana per permesso di soggiorno di lungo periodo, scaricare il software necessario per richiedere il modulo e compilare successivamente al modulo per effettuare la richiesta. Nel modulo vanno indicati i dati del richiedente, gli estremi del permesso di soggiorno posseduto, la residenza, i recapiti e và indicato l’indirizzo dove si desidera che la convocazione sia inviata.

Convocazione per lo svolgimento del test

La Prefettura, competente in base al domicilio del richiedente, acquisita la domanda effettua dei controlli che riguardano l’età (lo straniero deve avere più di 14 anni), il possesso del permesso di soggiorno e l’assenza di altra prenotazione. Effettuati questi controlli e verificato che tutto è in regola, invia allo straniero, entro 60 giorni dalla richiesta, la lettera di convocazione per lo svolgimento del test, all’indirizzo indicato nella domanda. Se vi sono degli errori nella compilazione della domanda la Prefettura invia una richiesta di rettifica delle informazione ed invita ad un nuovo invio della domanda.

Svolgimento del test

Il cittadino extracomunitario, ricevuta la lettera di convocazione, deve recarsi presso il luogo indicato per lo svolgimento del test. Il test viene effettuato mediante sistemi informatici, però se lo straniero lo richiede, per specifiche esigenze, il test può essere svolto anche in modalità cartacea.
Affinchè il test possa considerarsi superato, lo straniero deve rispondere esattamente almeno all’80% delle domande. Solo qualora il test abbia esito positivo, può essere presentata la domanda per il permesso di soggiorno di lungo periodo altrimenti, il test deve essere ripetuto.
Gli esiti del test, (che possono essere consultati sul sito web http://testitaliano.interno.it ) vengono registrati nella banca dati del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ed inviati alle Questure.
Per ogni problema sul sito del Ministero dell’Interno è previsto un servizio di aiuto (help desk) accedendo al quale, lo straniero può richiedere e ricevere informazioni indicando i propri recapiti e la propria e-mail.

Verifica della Questura

Infine, la Questura, alla quale sono stati inviati i risultati del test, in presenza di tutti i requisiti per ottenere il Permesso di soggiorno CE per cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo, e verificato il risultato del test, convoca lo straniero per il rilascio del titolo di soggiorno.

Avv. Andrea De Rossi
http://www.stranieriinitalia.it/

Ho perso il lavoro. E il mio permesso?

Sono un cittadino extracomunitario avevo un permesso di soggiorno per lavoro subordinato in scadenza, ho perso il lavoro. Come posso fare per restare in Italia, posso rinnovare il mio permesso?


L'art. 22 comma 11 del T.U.sull'immigrazione espressamente prevede che la perdita del posto di lavoro non costituisce motivo di revoca del permesso di soggiorno. Questo vale non solo per il titolare del permesso per lavoro ma anche per i familiari a suo carico regolarmente soggiornanti in Italia con permesso per motivi familiari.

Per tutta la durata del permesso, quindi, il cittadino extraue può ricercare un nuovo lavoro oppure iniziare un'attività commerciale, ad esempio aprendo un phone center oppure un negozio di alimentari. Nel momento del rinnovo dovrà, quindi, in questi casi, documentare la nuova occupazione lavorativa, sia subordinata che autonoma.
Il problema c'è, invece, se il cittadino extraUe entro la scadenza del permesso, non riesce a trovare alcun lavoro. La legge, in questa ipotesi, riconosce il diritto di chiedere il rilascio di un oermesso per attesa occupazione.
Per poterlo richiedere è però necessario essere iscritti alle liste di mobilità tenute dai Centri per l'Impiego e tale iscrizione può esser fatta solo se il permesso di soggiorno è in corso di validità e non è, quindi, scaduto.
Una volta perso il lavoro è perciò consigliabile, prima di ogni cosa, recarsi al Centro per l'Impiego competente per residenza e chiedere l'iscrizione alle liste di mobilità.

Documentazione da presentare:

- Documento di identità

- Codice Fiscale

- Permesso di soggiorno valido.

A seguito dell'iscrizione il Centro per l'Impiego rilascia un certificato che deve poi essere allegato alla domanda di rilascio del permesso per attesa occupazione.
Entro 60 giorni dalla scadenza del permesso per lavoro, il cittadino extracomunitario, nel caso in cui non abbia trovato un'occupazione lavorativa, deve richiedere la conversione del permesso da lavoro a attesa occupazione.
La domanda si presenta utilizzando l'apposito Kit che deve essere spedito presso un qualsiasi Sportello Amico presente negli Uffici Postali.
Ai moduli 1 e 2 contenuti nel Kit occorre allegare, tutto in copia, la prima pagina del passaporto, il permesso di soggiorno, la documentazione relativa all'alloggio e il certificato di iscrizione alle liste di mobilità.
L'operatore dell'ufficio rilascia l'assicurata postale, che sostituisce a tutti gli effetti il vecchio cedolino del permesso di soggiorno, e comunica al richiedente l'appuntamento in Questura per i rilievi fotodattiloscopici e per l'esibizione della documentazione allegata al kit.
Il permesso che viene rilasciato ha una durata non inferiore a 6 mesi ma non è rinnovabile!
Potrà però essere convertito in un nuovo permesso per lavoro se entro il termine di validità il cittadino extraue troverà una nuova occupazione.

Avv. Mascia Salvatore
http://www.stranieriinitalia.it/






mercoledì, ottobre 26, 2011

L'Italia sono anch'io

Anche ANOLF Como sostiene la campagna L'ITALIA SONO ANCH'IO per i diritti di cittadinanza delle persone di origine straniera nate in Italia o lavoratori presso le nostre aziende, famiglie e comunità.
Segnaliamo le iniziative legate alla campagna di raccolta firme che si terranno prossimamente sul nostro territorio:




30 ottobre a Inverigo iniziativa a cura dell'associazione Il muretto

6 novembre a Como, teatro Lucernetta, concerto di Filippo Andreani organizzato da ARCI ore 18

7 novembre durante i lunedì del cinema Gloria (ARCI) ore 21

27 novembre presso il Gloria giornata "nuovi mondi nuove visioni" (organizza associazione 3 febbraio)

9 dicembre presso il Gloria convegno coordinamento comasco per la pace (sera)

10 dicembre presso sala civica di Olgiate Comasco, convegno coordinamento comasco per la pace (pomeriggio)

18 dicembre per la giornata del migrante, gazebo del comitato a porta torre o piazza vittoria nel primo pomeriggio.



Vi aspettiamo!

lunedì, ottobre 24, 2011

IL LAVORO DEGLI STRANIERI IN TEMPO DI CRISI


La crisi economica mondiale ha avuto effetti importanti sulle migrazioni internazionali. Perché la forza lavoro straniera risulta più sensibile al ciclo economico e quindi più penalizzata nelle fasi di recessione. E in Italia? Il forte peggioramento della situazione occupazionale, con una crescita della disoccupazione e una maggior difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro riguarda nello stesso modo lavoratori italiani e stranieri. Sostanzialmente inalterati gli svantaggi di fondo che caratterizzano la condizione degli immigrati nel nostro mercato del lavoro.

La crisi economica mondiale ha avuto effetti importanti sulle migrazioni internazionali, sulle variazioni dei flussi in entrata e in uscita dai paesi di destinazione, sul livello delle rimesse economiche dei lavoratori stranieri verso i paesi di origine e, non ultimo, sulla situazione occupazionale dei lavoratori stranieri nei mercati del lavoro dei paesi d'arrivo.

CRISI ECONOMICA E IMMIGRAZIONE

La forza lavoro straniera, rispetto a quella autoctona, risulta più sensibile al ciclo economico, e quindi più penalizzata nelle fasi di recessione, per la segmentazione in settori più esposti alle fluttuazioni economiche, per la maggiore quota di lavoratori con contratti di durata prefissata, per la minore stabilità del posto di lavoro anche a parità di contratto e per la maggiore probabilità di essere soggetti a licenziamenti selettivi. (1) Tuttavia, intensità e caratteristiche degli effetti dipendono, ovviamente, dalla portata della crisi sui diversi sistemi produttivi nazionali e dal ruolo che nei vari mercati del lavoro svolgono i lavoratori stranieri. Ogni paese presenta, quindi, una sua situazione particolare e non fa certo eccezione l'Italia, dove la crescita straordinaria registrata nella presenza straniera nel decennio appena concluso è legata a una serie di rilevanti deficit strutturali che hanno alimentato la domanda di lavoro immigrato. (2)

L'ANDAMENTO DEL FENOMENO

Secondo i dati anagrafici, la popolazione straniera residente continua a crescere anche in questi anni di crisi economica. A inizio 2011 le stime indicano quasi 4,6 milioni di stranieri residenti e l'incremento, pur rallentando, è stato di 328mila unità nel corso del 2010. Parallelamente, secondo le indagini sulle forze di lavoro, è anche aumentata la presenza straniera nel mercato del lavoro. Gli stranieri nelle forze di lavoro sono passati da 1,9 milioni del 2008 a 2,4 del 2010, per effetto di una crescita di 330mila unità tra gli occupati e di 110mila tra i disoccupati stranieri. Complessivamente, gli stranieri sono arrivati così a rappresentare più del 9 per cento delle forze di lavoro e degli occupati e il 13 per cento dei disoccupati. In termini quantitativi, quindi, la crisi non sembra aver invertito la tendenza alla crescita del lavoro straniero, anche se è necessaria una buona dose di prudenza nel considerare questi dati, che sono probabilmente sovrastimati, per le difficoltà del dato anagrafico (che serve da base all'indagine sulle forze di lavoro) di dar conto con precisione dei flussi migratori in uscita dall'Italia.
Ma le distorsioni dovrebbero attenuarsi considerando misure relative della partecipazione al mercato del lavoro. In questo caso appare evidente (tabella 1) che la crisi ha colpito molto più i lavoratori stranieri di quelli italiani e poco più le lavoratrici straniere di quelle italiane. In particolare, nel biennio 2008-2010, i tassi di attività e quelli di occupazione sono diminuiti più tra gli stranieri che tra gli italiani e il tasso di disoccupazione degli stranieri è cresciuto del 73 per cento contro il 32 per cento degli autoctoni. Tra le donne, le variazioni e le differenze sono più attenuate e, nel complesso, le straniere sembrano aver risposto alla crisi economica quasi come le italiane.

Tabella 1: Tassi di attività, occupazione e disoccupazione di stranieri e italiani, 15-64 anni. 2008 e 2010 (%)

AnniTasso di attivitàTasso di occupazioneTasso di disoccupazione
StranieriItalianiStranieriItalianiStranieriItaliani
Maschi
200887,173,581,969,56,05,6
201085,172,376,267,010,47,4
Var. %-2,4-1,7-6,9-3,672,932,1
Femmine
200859,951,052,846,811,98,3
201058,750,250,945,613,39,2
Var. %-2,0-1,6-3,5-2,711,811,4

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro

LE TRANSIZIONI OCCUPAZIONALI

La struttura panel della rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat permette di costruire matrici di transizione della condizione lavorativa delle persone intervistate a distanza di dodici mesi. I dati relativi alle transizioni avvenute tra 2008 e 2009 (tabella 2) mostrano per gli occupati stranieri, in confronto agli italiani, una minor frequenza di persone che rimangono nella condizione di occupato, una maggior probabilità di passare in stato di disoccupazione e una minore di uscire dal mercato del lavoro. Parallelamente, se consideriamo gli stranieri che nel 2008 erano disoccupati o inattivi, questi presentano, sempre rispetto agli italiani, una maggior quota di persone che nel 2009 erano occupate e disoccupate, e una più bassa percentuale di transiti o permanenze in condizioni di inattività. Nel complesso, gli stranieri mostrano una minore capacità di mantenere il lavoro, ma anche una maggiore probabilità di trovarne uno se disoccupati o inattivi. Una situazione che appare legata allamaggior flessibilità del lavoro straniero e ai minori ammortizzatori sociali e familiari a disposizione degli immigrati, che hanno meno possibilità di transitare o restare in una condizione di inattività.

Tabella 2: Transizioni occupazionali nel mercato del lavoro italiano dei 15-64enni per sesso e cittadinanza nel 2008-09 (percentuali di riga)

CONDIZIONE NEL 2008 STRANIERICONDIZIONE NEL 2009 STRANIERI
MaschiFemmine
occupatodisoccupatoinattivototaleoccupatodisoccupatoinattivototale
occupato92,54,62,9100,089,24,85,9100,0
disoccupato32,751,815,5100,029,230,840,0100,0
inattivo13,38,378,5100,08,57,783,8100,0
CONDIZIONE NEL 2008 ITALIANICONDIZIONE NEL 2009 ITALIANI
MaschiFemmine
occupatodisoccupatoinattivototaleoccupatodisoccupatoinattivototale
occupato93,42,44,2100,090,42,47,2100,0
disoccupato26,739,933,4100,022,830,746,5100,0
inattivo8,06,185,9100,05,14,390,6100,0

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro.

LE RAGIONI DELLE DIFFERENZE TRA ITALIANI E STRANIERI

Tramite l’utilizzo di queste informazioni si è cercato anche di analizzare la possibile relazione tra transizioni occupazionali e variabili strutturali per l’intervallo che va dal 2006 al 2009. Le relazioni sono state analizzate sia negli anni “normali” che in quelli di maggiore crisi economico-occupazionale. (3)
La crisi ha comportato, come è ovvio, un netto peggioramento della situazione: complessivamente la probabilità di perdere il lavoro è aumentata del 30 per cento tra il 2008 e il 2009 rispetto a quanto avveniva due anni prima. Particolarmente toccata è stata l’industria, in cui la probabilità di passare dalla condizione di occupato a quella di disoccupato è aumentata molto più che negli altri settori produttivi. Non sembra invece peggiorare, in termini relativi, la situazione dei lavoratori stranieri: il loro svantaggio rispetto agli italiani, che era del 30 per cento tra 2006 e 2007, è salito solo al 31 per cento tra 2008 e 2009. Una differenza minima, che mostra come sotto questo profilo la crisi economica non abbia comportato cambiamenti nelle modalità di funzionamento del mercato del lavoro italiano.
Nell’anno di crisi, gli stranieri presentano anche una minore probabilità relativa rispetto agli italiani di passare dall’occupazione all’inattività. Un risultato che conferma un altro aspetto della maggiore fragilità della popolazione straniera nei confronti della popolazione autoctona: quest'ultima può infatti contare su una più solida rete sociale e familiare a copertura di periodi di inattività, in caso di perdita del lavoro. Nel complesso, invece, non si registrano differenze significative tra italiani e stranieri nel rischio di restare intrappolati nella disoccupazione. Un rischio che è molto più influenzato dall’età, dal livello di istruzione e dalla ripartizione di residenza che non dalla cittadinanza.
In definitiva, la crisi sembra aver colpito nello stesso modo italiani e stranieri e non aver modificato glisvantaggi di fondo che caratterizzano la condizione degli immigrati nel nostro mercato del lavoro. Tutto ciò è ovviamente avvenuto in un contesto che ha visto un forte e complessivo peggioramento della situazione occupazionale, con una crescita della disoccupazione e una maggior difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro. Quello che non è cambiato è la distanza che separa gli stranieri dagli italiani, rimasta sostanzialmente inalterata durante la crisi. Ciò è sicuramente dipeso dal particolare impatto che la crisi ha sinora avuto sul sistema produttivo italiano, ma anche dal ruolo strutturale che il lavoro immigrato ha ormai all’interno della nostra economia.

* L'articolo è presente anche su www.neodemos.it

(1) Oecd (2010), International Migration Outlook: Sopemi 2010.
(2) C. Bonifazi, L’immigrazione è solo un problema di sicurezza?, Neodemos
(3) A questi scopi, si è fatto ricorso a modelli di regressione logistica multinomiale. La variabile risposta infatti può assumere le modalità della condizione occupazionale a distanza di dodici mesi: inattivo; in cerca di occupazione; occupato. La categoria di riferimento è costituita dagli individui che nell’anno t+1 hanno un lavoro. I casi selezionati riguardano la popolazione in età lavorativa di 15-64 anni occupata/disoccupata al tempo t.


LA BADANTE ALLA FRANCESE

di Andrea Stuppini 27.05.2011

In Italia l'assistenza pubblica agli anziani è insufficiente. Se ne fa carico la famiglia, spesso ricorrendo alle assistenti familiari. Che sono per lo più straniere e dunque soggette a decreti flussi di dubbia efficacia e a sanatorie varie. Risultato: molti rapporti di lavoro solo formalmente in regola e tanti accordi in nero. Eppure, in Francia con la metà dei soldi spesi nel nostro paese si è creato un sistema integrato, che garantisce un collegamento stabile tra le assistenti e i servizi sul territorio, superando i limiti del rapporto individuale tra anziano e badante.

Nel paese più anziano del mondo dopo il Giappone, con un welfare falcidiato dai tagli alla finanza pubblica, il settore delle assistenti familiari, per tre quarti straniere, si sviluppa ormai da diversi anni in un contesto di reciproche convenienze, ma anche di diffusa illegalità e ipocrisia. La retorica anti-clandestini si infrange contro quello che pudicamente viene definito “welfare mediterraneo”, dove l’assistenza pubblica agli anziani è insufficiente e la famiglia gioca un ruolo centrale in prima persona o ricorrendo appunto alla figura della badante.
Sulla stessa entità del fenomeno i dati sono così incerti da far sorgere il dubbio che la pubblica amministrazione non voglia approfondire più di tanto.

NUMERI E COSTI

L’opinione pubblica fu messa di fronte all’evidenza dei numeri per la prima volta con la regolarizzazione del 2003, ma successivamente il collegamento automatico tra la politica degli ingressi (decreti flussi o sanatorie) e la presenza delle badanti regolari in Italia è andato sfumando.
La stessa regolarizzazione ad hoc del settembre 2009 ha evidenziato realtà di genere (60 per cento maschi) o di provenienza geografica (Maghreb, Cina eccetera) che nascondono il fenomeno dei ricongiungimenti familiari e delle assunzioni di comodo; mentre la grande maggioranza delle badanti proviene oggi da cinque nazioni: Romania, Ucraina, Filippine, Polonia e Moldavia (nell’ordine) fonte INPS.
Nel frattempo, il contratto collettivo della primavera 2007, siglato da controparti di ridotta rappresentatività, ha notevolmente innalzato i minimi retributivi per le assistenti familiari, con aumenti attorno a un terzo in più rispetto al vecchio contratto.
Una assistente familiare co-residente in regola costa ormai (compresi i contributi) circa 1.400 euro al mese per il livello Cs. Tanto che nel 2007 ci fu chi preconizzò una ormai scarsa convenienza delle badanti e un ritorno ai servizi pubblici residenziali. Se questo non è avvenuto è perché molti contratti, con il tacito consenso dell’Inps, vengono stipulati formalmente come tempo parziale e il restante delle ore lavorato in nero: per esempio, vengono dichiarate 27/30 ore, ma quelle effettivamente lavorate sono 54. E resta comunque l’indubbia preferenza degli anziani e dei loro familiari per la domiciliarità .
Nell’estate del 2009 è stata approvata la legge 94 che ha introdotto il reato di ingresso e permanenza clandestina nel paese. E proprio il timore di controlli (in gran parte infondato in questo settore ove prevale la presenza femminile che non è ritenuta pericolosa ai fini della sicurezza) ha indotto un certo numero di famiglie a stipularecontratti regolari. Ora però ci sono segnali che la gravità della crisi economica abbia favorito un ritorno agli accordi in nero.
In questa situazione oscillante, ma con un numero di badanti sempre crescente è aumentato il contenzioso giuridico tra famiglie e assistenti, anche se le organizzazioni sindacali (che spesso rappresentano entrambe le controparti) hanno cercato di mediare in molte situazioni. Oggi il fenomeno si può definire in una fase di assestamento in cui convivono almeno tre distinte realtà.
La prima è quella delle figure regolari, siano esse a tempo pieno o formalmente a tempo parziale. L’osservatorio lavoratori domestici dell’Inps nel 2010 ha contato 718mila posizioni lavorative di colf e badanti, ma al lordo delle doppie posizioni possedute contemporaneamente dallo stesso lavoratore: il numero effettivo delle sole badanti regolari (escluse le colf) resta dunque probabilmente poco al di sopra delle 500mila unità.
La seconda è una sorta di fascia intermedia, composta soprattutto da assistenti rumene e in misura minore polacche (oltre che italiane) che risultano regolari in quanto cittadine comunitarie o che comunque non possono essere espulse, ma che lavorano irregolarmente. Questa componente si è irrobustita negli ultimi anni, dopo l’entrata in vigore della legge 94/2009, anche a scapito di lavoratrici ucraine e moldave. Si può stimare tra le 100mila e le 200mila unità.
Infine, la terza tipologia è quella della completa irregolarità sia lavorativa che di titolo di soggiorno, include generalmente le aree più disagiate tanto dei datori di lavoro che delle lavoratrici e in questi anni non è mai scesa al di sotto delle 400mila unità (fonte Caritas).
Complessivamente, quindi il numero delle badanti si collocherebbe attorno al milione e centomila unità, con un rapporto di quattro a uno rispetto agli anziani nelle strutture pubbliche e con un costo di circa 12 miliardi di euro l’anno (basti ricordare che la spesa sociale complessiva dei comuni arriva a malapena a 7 miliardi).
Stiamo parlando quindi di un fenomeno centrale, tanto nel campo delle presenze straniere in Italia, quanto in quello dell’assistenza sociale.

IL SISTEMA INTEGRATO FRANCESE

Presente anche in altri paesi europei, soprattutto mediterranei, il fenomeno delle assistenti familiari in Italia appare ancora troppo condizionato dal problema dei costi, nel senso che stipendi e pensioni italiane sono tra i più bassi d’Europa e le famiglie meno abbienti debbono “risparmiare” anche in questo settore, rispetto ai costi dell’assistenza pubblica, dalla forte componente irregolare e quindi dallo scarso rapporto con i servizi pubblici.
Si è creato spontaneamente un mercato che ricerca di volta in volta la soluzione ai problemi posti dalla legislazione e dalla contrattazione, ma nel quale prevale un modello individuale che è insieme oneroso e sottoposto a continuo turn-over.
Un intervento pubblico non può che partire dal riconoscimento della debolezza della famiglia come datore di lavoro e percorrere una strada simile a quella della Francia con una radicale riforma delle agevolazioni fiscali, che oggi consistono in deduzioni dal reddito dei contributi previdenziali obbligatori (fino a un massimo di 1549,37 €) e detrazioni dalle imposte del 19% delle spese sostenute per addetti all’assistenza personale (fino a un massimo 2.100 € l’anno). E se si arriva a una effettiva corrispondenza tra contratto firmato e ore lavorate, si può anche affrontare il tema del gettito fiscale delle lavoratrici straniere: oggi la maggioranza delle badanti regolari paga nel nostro paese i contributi, ma non le tasse, perché rientra nella “no tax zone”, proprio a causa dei bassi redditi dichiarati. Il sistema francese prevede, una volta effettuata l’emersione, il 50 per cento di deduzione dal reddito fino a un massimo di 20mila euro l’anno, ma il suo pregio maggiore è l'aver creato un collegamento stabile tra le assistenti familiari e i servizi sul territorio, producendo una sorta di badante collettiva. Al contrario, nel sistema italiano è ancora prevalente il rapporto individuale tra anziano e badante, con tutti gli inconvenienti che esso comporta: solitudine, noia, difficoltà nelle sostituzioni, periodi di disoccupazione, e così via. Grazie al sistema integrato, la Francia spende in questo settore non più di 6 miliardi di euro l’anno con un numero di badanti che è la metà del nostro (e molte sono francesi), tutte regolari, più formate, più integrate nei servizi e nella società, tendenzialmente dipendenti da associazioni sociali.
Ma in Italia occorre anche diversificare e regionalizzare l’istituto dell’indennità di accompagnamento, definito “granitico” su questo sito da Sergio Pasquinelli, che vale da solo oltre 10 miliardi di euro l’anno ed è quasi privo di controlli.
La parte successiva del sistema, quella sul territorio con l'incontro tra domanda e offerta, gli albi e la formazione, in Francia diventa così una conseguenza naturale dell’emersione e dei rapporti di lavoro plurimi. Nel nostro paese, solo singole esperienze locali hanno affrontato questi tre temi, senza tuttavia riuscire a dar luogo a un sistema integrato, se non in casi sporadici. Prevalentemente l’incontro domanda/offerta avviene informalmente tramite parrocchie e sindacati, gli albi comunali di assistenti “accreditate” sono pochi e poco aggiornati, la formazione deve essere sia linguistica che professionale ed i corsi di italiano si stanno standardizzando solo da pochi mesi.
Una riforma di questo respiro che gradualmente farebbe evolvere le figure delle assistenti verso qualcosa di simile alle operatrici socio-sanitarie, rendendo più stabile e meno precario l’intero sistema, oggi sottoposto ad un incessante turnover, avrebbe certo un costo sul versante contributivo, ma sarebbe compensata da nuove fonti di gettito fiscale. E l’Italia potrebbe anche archiviare, almeno in questo settore, l’ormai obsoleto e ipocrita sistema del decreto flussi su base cronologica, senza illudersi troppo sull’efficacia della formazione all’estero, (la formazione di assistenti famigliari direttamente nei paesi di origine che finora è fallita o è riuscita solo per piccolissimi numeri) sulla quale sembra invece puntare (a legislazione invariata) l’attuale governo.

mercoledì, ottobre 19, 2011

Le guide alla compilazione del censimento in lingua!

Spiegano come rispondere domanda per domanda. Disponibili in due versioni, una per il questionario rosso, l’altra per quello verde

Roma – 19 ottobre 2011 - Anche tutti gli immigrati regolari sono chiamati a rispondere al 15° Censimento della popolazione e delle abitazioni partito in tutta Italia il 9 ottobre scorso.

Chi non ha molta dimestichezza con l’italiano, può scaricare dai link qui sotto le guide alla compilazione tradotte in diciannove lingue. Contengono tutte le domande del questionario e le spiegazioni su come rispondere a ognuna di esse.

Attenzione: per ogni lingua sono disponibili due guide. Una è dedicata a chi ha ricevuto la versione completa del questionario (rosso), l’altra a chi ha ricevuto la versione ridotta (verde).

Scarica le guide

Arabo (guida questionario rosso) (guida questionario verde)

società civile

la società civile è composta da quelle associazioni e movimenti che più o meno spontaneamente intercettano e intensificano la risonanza suscitata nelle sfere private di vita dalle situazioni sociali problematiche, per poi trasmettere questa risonanza, amplificata, alla sfera politica. il nucleo della società civile è costituito da una rete associativa che istituzionalizza - nel quadro di una "messa in scena" di sfere pubbliche - discorsi miranti a risolvere questioni d'interesse generale... una vitale società civile può svilupparsi solo nel contesto di una cultura politica liberale, nonchè sulla base di un'intatta sfera privata. essa può dunque fiorire solo in un mondo di vita già razionalizzato. in caso diverso sorgono dei movimenti populistici che difendono alla cieca le tradizioni ossificate d'un modo di vita minacciato dalla modernizzazione capitalistica.
(j. habermas)